lunedì 31 maggio 2010

LE LUNGHE MANI DELLA CRICCA SUL TERREMOTO DEL MOLISE...Nella ricostruzione gli stessi personaggi dell’inchiesta di Firenze...

Nella notte dell’Aquila qualcuno rideva. Non si sa se altri si divertirono la mattina di San Giuliano di Puglia, il 21 ottobre del 2002, quando una scossa di terremoto fece crollare la scuola “Francesco Jovine” uccidendo 27 bambini e una maestra, ma è curioso notare che i nomi del «sistema gelatinoso» nato attorno alla gestione delle emergenze fanno la loro comparsa già nella tragedia molisana. Gli incroci con le cronache   di questi giorni iniziano il 10 settembre 2004, quando il commissario alla ricostruzione (il presidente della regione Michele Iorio) viene sostituito con un’ordinanza di palazzo Chigi dal nuovo “soggetto attuatore”: l’ingegner Claudio Rinaldi, già commissario per i Mondiali di nuoto del 2009, uno dei nomi cardine dell’inchiesta fiorentina sulla cricca. Non c’è solo l’ingegnere a San Giuliano, c’è anche l’architetto, cioè Carlo Strassil, progettista della sistemazione della Statale 87 nel tratto da   Campobasso a Sant’Elia a Pianisi, appalto da 41 milioni di euro. Il nostro, arrestato ad aprile e rilasciato da poco nell’ambito dell’inchiesta pescarese sulla Statale 81 (meglio nota come “Mare-Monti”), è anche tra i progettisti che hanno ricevuto incarichi a L’Aquila nel dopoterremoto e risulterebbe aver lavorato anche a La Maddalena su incarico di Fabio De Sanctis (ex provveditore alle Opere pubbliche in Toscana, un altro degli indagati di Firenze). Strassil, comunque, impazzava   con Angelo Balducci fin dal 2000: finirono insieme sulle pagine dei giornali, con altri sei tecnici, per una consulenza d’oro (50 miliardi) sulla ferrovia Bologna-Firenze.

E’ appena il caso di dire che la Statale 87 non è ancora finita e il costo è lievitato del 50%. Gli incroci non finiscono qui. «San Giuliano Scuola Campobasso», senza altre specificazioni, si trova scritto anche nella famosa “lista Anemone”. Nel comune molisano, poi, lavora anche la “5+1 architetti associati”,
  studio genovese di Alfonso Femia e Gianluca Peluffo che ha progettato alcune delle case ricostruite dopo il terremoto e incrocia spesso le vicende del «sistema gelatinoso». E’ di “5+1” (con Rudy Ricciotti), ad esempio, il progetto del nuovo palazzo del Cinema di Venezia, cioè l’appalto pilotato «dai romani» di Balducci in cui si parla in almeno una delle intercettazioni fiorentine. Gli architetti genovesi, inoltre, lavorano (con realizzazioni sostanzialmente identiche a quelle di San Giuliano) anche   in uno dei casi di scuola del sistema di gestione delle emergenze messo in piedi da Bertolaso: Cavallerizzo di Cerzeto, in provincia di Cosenza, la cui storia è stata raccontata da questo giornale a gennaio. Nella costruzione della new town che dovrebbe prendere il posto del vecchio paese, in parte danneggiato da una grande frana, si cimenta pure il Consorzio Stabile Centro Italia, gruppo Anemone. Il soggetto attuatore, anche a Cerzeto, è l’ingegner Claudio Rinaldi. La presenza in Molise della    cricca, peraltro, non si limita al dopo-terremoto. 

Scorrendo la lista degli appalti per il 150esimo dell’unità d’Italia si scopre, ad esempio, che il
  coordinatore della realizzazione del nuovo Auditorium di Isernia, un appalto da 17 milioni di euro, altri non è che Mauro Della Giovampaola, capo dello struttura di missione per il G8 a La Maddalena e altro personaggio centrale della “cricca”, mentre “responsabile unico del procedimento” è l’ingegner Riccardo Miccichè, assurto agli onori delle cronache come «il coiffeur degli Uffizi»: si tratta del 36enne siciliano, già impegnato al G8 in Sardegna col cognato di Bertolaso, Francesco Piermarini, nominato direttore dei lavori per il restauro del museo fiorentino nonostante, annotava il Ros in una informativa, un curriculum assai traballante (un posto nel cda di   “Erbe medicinali Sicilia” e una partecipazione nella “Modu’s Atelier”, parrucchiere e manicure) e un fratello responsabile tecnico della “Giusylenia srl”, azienda in odor di mafia. La passione dell’ingegner Miccichè per il restauro dei musei è comunque radicatissima, tanto che risulta essere “responsabile unico del procedimento” anche per quello di Reggio Calabria, oltre 11 milioni sempre legati al 150enario. “Commissario delegato”, in questo caso, è l’ingegner Enrico Bentivoglio, l’uomo con cui, intercettato, De Sanctis parlava della nomina agli Uffizi del «siciliano» come di uno scandalo: «Siamo proprio dei cazzari…».

 


Un’immagine del terremoto a San Giuliano    (FOTO ANSA)
 
di Marco Palombi 
(Il Fatto Quotidiano del 28 Maggio 2010) 

sabato 15 maggio 2010

Oltre sessanta appalti in 6 anni così Anemone creò la sua ragnatela

Dalle tapparelle alle caserme: tutti gli affari. Interventi a Palazzo Chigi e a Palazzo Grazioli. Ma nel periodo a cui si riferiscono gli appunti trovati non c'è praticamente ministero che non gli abbia affidato commesse.
di CORRADO ZUNINO e FRANCESCO VIVIANO
La Repubblica
, 14 maggio 2010

ROMA - L'ultimo imbarazzo di Guido Bertolaso, il pied a' terre da 40 metri quadrati di via Giulia 189 allocato nel centro migliore di Roma, conduce - seguendo le nuove carte uscite dalla Procura di Perugia che mettono a fuoco 412 lavori eseguiti dal gruppo edile Anemone dal 2003 al 2008 - alla spiegazione del funzionamento del sistema Protezione civile, alle sue logiche di scambio. I lavori privati realizzati nelle case che contano, le molte falegnamerie allertate per realizzare le librerie private dei politici, facevano scaturire dopo mesi i grandi appalti pubblici per l'imprenditore di Grottaferrata. Gli iperlavori del G8 della Maddalena, la ricostruzione dell'Aquila, poi i Mondiali di nuoto e tutte le opere del "giro fiorentino" sono state evidenziate nella prima parte dell'inchiesta, quella ancora radicata nelle procure di Roma e Firenze. Ora i tre sostituti di Perugia, sequestrando le carte della contabilità di Anemone, hanno messo in fila tutti gli altri appalti, quelli ordinari, figli - secondo l'accusa - di un rapporto diretto con i ministeri retti nel tempo da Claudio Scajola e Pietro Lunardi, soprattutto con il potentissimo ufficio di Guido Bertolaso: la Protezione civile.

Si scopre, allora, come nelle otto pagine di "ricostruzione appalti" i lavori elargiti a Claudio Rinaldi, commissario di "Roma 2009", in via Appia, via Aosta e via Nazionale a Roma si trasformeranno nell'ottenimento - da parte di Anemone - della ricostruzione della scuola di San Giuliano di Puglia, a Campobasso, quella che soffocò con il terremoto del Molise ventisette bambini e un insegnante. Rinaldi, infatti, fu nominato da Bertolaso capo della missione.

Un monopolio di appalti pubblici

E' impressionante scoprire la profondità della ramificazione pubblica di Diego Anemone e della sua famiglia, capaci di ottenere 65 appalti importanti in sei stagioni. Le sue aziende hanno costruito il carcere di Sassari (58 milioni di euro) e realizzato cinque interventi nel "minorile" romano di Casal del Marmo. Era forte su quel terreno, con quei ministeri (Interno, Difesa), l'imprenditore Anemone. E infatti, grazie al "certificato Nos" per i lavori con le "istituzioni sensibili", ha ottenuto dodici appalti per otto caserme della guardia di finanza, corpo nel quale aveva generali e marescialli amici che lo informavano delle inchieste sul suo conto. Si scoprono due appalti con i carabinieri (la caserma di Tor di Quinto, sempre a Roma) e quattro con il Viminale. Importante è il cantiere di via Zama, sede dei servizi segreti.

Seguendo il libro mastro della contabilità di Anemone si torna dal generale (gli appalti pubblici) al particolare (i lavori nelle case dei vertici della polizia e dei servizi). Nella lista si possono avvistare gli interventi nella casa di via Civinini interno 6 intestata all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro (qui appuntato come "capo Ps", ma in realtà vi risiede il figlio) e quelli nella stessa strada romana - presumibilmente lo stesso palazzo - che ospita l'appartamento di Antonio Manganelli, attuale capo della polizia. Lo staff di Manganelli fa sapere che quella dimora è stato presa in affitto, ma non ancora occupata. De Gennaro, invece, conferma di aver conosciuto l'imprenditore Anemone e che la sua famiglia lo ha regolarmente pagato per la ristrutturazione. Negli appunti edili, ancora, c'è il nome dell'attuale capo dei servizi segreti, Nicola Cavaliere: lui assicura di non aver mai incontrato Anemone. E' possibile che i lavori nella casa di Cavaliere siano stati realizzati quando l'appartamento era occupato da Claudio Scajola, ministro dell'Interno dal 2001 al 2002.

I lavori nei palazzi dei poteri

Il livello dei rapporti del costruttore del Salaria Sport Village gli ha consentito di entrare direttamente nei palazzi di Silvio Berlusconi. La lista di Anemone racconta, infatti, di quattro interventi a Palazzo Chigi: la consegna di un letto, poi di una cucina, alcuni mobiletti e la generica manutenzione. Appuntava tutto, il costruttore. Una seconda nota parla di "Palazzo Grazioli" (la residenza privata romana del premier), senza ulteriori specifiche. Quindi, si legge di un intervento in un ufficio della presidenza del Consiglio ricavato in via XX Settembre, dell'impianto di condizionamento della sala stampa di Palazzo Chigi e della "sede di Forza Italia".

Tre appalti il costruttore di Grottaferrata li ha ottenuti con il dicastero delle Finanze, uno con le Attività produttive, uno con il ministero dell'Istruzione. Uno, ancora, è stato segnato come "ministero delle Scienze". A Porta Pia le manovalanze di Anemone si sono occupate del nuovo ufficio di AB (presumibilmente Angelo Balducci, il presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici oggi in carcere) e in via Monzanbano dell'ufficio dell'ingegner Rinaldi. Ma i "servigi" dell'imprenditore ai potenti hanno garantito altri appalti pubblici romani: il Policlinico Umberto I (due interventi), l'ospedale Spallanzani, la Facoltà di Architettura di Valle Giulia e a Latina la Casa dello studente universitario. Nello sport, oltre al Centrale del tennis, ecco gli interventi sui centri Coni di Madonna di Campiglio e Schio. Poi lavori su sette chiese, a dimostrazione di un asse di ferro con il Vaticano. E quelli in emergenza (60 milioni) per la frana di Cavallerizzo, provincia di Cosenza. Dove Bertolaso era, al solito, commissario straordinario.